IN CELLA PER UN SOSIA

Dopo 17 anni in cella l’innocente Richard Anthony è stato finalmente liberato.
L’uomo venne accusato nel 1999, grazie ad alcune testimonianze ricevute da presenti, di aver condotto una rapina a mano armata in un parcheggio nel Kansas, negli Stati Uniti. Solo nel 2017 ,però, l’uomo ha avuto giustizia, grazie al ritrovamento del vero colpevole suo sosia.
Gli stessi lineamenti nel viso, lo stesso taglio di capelli, la stessa barba e la stessa carnagione hanno incastrato l’innocente, rimasto in cella 17 dei 19 anni condannatogli dalla corte di giustizia, imprigionato senza test del DNA e senza lo studio delle impronte digitali, con un alibi di ferro (l’uomo si trovava con la fidanzata al momento dell’accaduto).
Solo nel 2015 si iniziò a parlare di un uomo con il suo stesso nome, detenuto in un altro carcere, inspiegabilmente identico. E solo più tardi, dopo aver ricevuto alcune prove, si è capito che era proprio quell’uomo a essere il vero colpevole.
Per il momento ancora non è stato riaperto un processo per l’omonimo sosia, tuttavia il Richard innocente è stato liberato, e ha potuto riabbracciare i suoi figli: «quando si tratta di bambini, è una prova dura, ma ora hanno un’età in cui possono capire» ha detto dopo esser stato sprigionato.

Lucrezia Teodori

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